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ELETTRA, di Hugo von Hofmannsthal

Sinalunga - Sabato 22 aprile ore 21:00 , al Teatro Ciro Pinsuti


regia, elaborazione drammaturgica, progetto scenico Giuliano Scarpinato 
con (in o. a.): Elena Aimone - Clitennestra | Anna Charlotte Barbera - Una serva | Lorenzo Bartoli - Egisto | 
Elio D’Alessandro - Aio di Oreste | Raffaele Musella - Oreste Giulia Rupi - Elettra | Eleonora Tata - Crisotemi | Francesca Turrini - La guardiana | Valentina Virando - Una serva 
musiche Elio D’Alessandro - costumi Dora Argento - luci Danilo Facco collaborazione alle scene Marco Borgogni, Diana Ciufo assistente ai movimenti Daniele Sala 
Wanderlust Teatro in collaborazione con Dionisiache / Calatafimi Segesta Festival 
Spettacolo vincitore premio Attilio Corsini 2016


“I miti classici sono contenitori eterni in cui i poeti di ogni epoca riversano un contenuto spirituale e psichico sempre nuovo”. Sono queste le parole con cui Hugo von Hofmannsthal definisce la propria concezione dei miti classici, sottolineandone la versatilità e l’adattabilità, caratteristiche peculiari che hanno consentito a drammaturghi di varie lingue e origini di scriverne riscritture moderne. Noto ai più come poeta, librettista d’opera e autore di drammi lirici, Hugo von Hofmannsthal fu un enfant prodige della modernità letteraria austriaca che qui sa indagare il mondo interiore della psiche attraverso figure classiche, private della loro originaria connotazione mitica e rese funzionali a scandagliare l’inconscio e la vita pulsionale dell’io, anche sulla scorta dell’apporto che Sigmund Freud diede allo sviluppo della psicanalisi. Constatata la ridotta efficacia teatrale dei primi drammi lirici, Hofmannsthal si muove verso una scrittura più drammatica – nel senso etimologico del termine – che si basi principalmente sull’azione; intollerante all’eccesso di contemplazione del bello fine a se stessa, decide di superare l’estetismo fin de siècle in favore di una forma d’arte più profonda che nasca dall’evocazione e dalla suggestione, tratti distintivi di una nuova sensibilità simbolista. 


Tratta dall’omonima tragedia di Sofocle e notevolissimo esercizio di stile che racchiude in sé anche citazioni bibliche e riferimenti ad altri capolavori della letteratura mondiale, primo fra tutti l’Amleto di William Shakespeare, l’Elettra (Elektra) di Hofmannsthal fu rappresentata per la prima volta il 30 ottobre 1903 presso il Kleines Theater di Berlino con la regia di Max Reinhardt, con il quale Hofmannsthal collaborò per lunghi anni; un ulteriore sodalizio assai felice fu quello con il compositore tedesco Richard Strauss che musicò diverse opere teatrali dello scrittore, tra le quali la stessa Elektra nel 1909. L'azione è ambientata in un angusto cortile sul retro del palazzo degli Atridi a Micene, in un’atmosfera claustrofobica e asfissiante. Sono passati molti anni da quando Clitennestra, con l'aiuto dell'amante Egisto, ha ucciso a tradimento il marito Agamennone, di ritorno dalla guerra di Troia. La figlia Elettra, costretta a una vita di umiliazioni e percosse nella casa degli assassini, “vive e non vive”, mostrando atteggiamenti animaleschi, portando sul suo corpo i segni del tempo che fugge inesorabile (tema presente anche nel monologo della Marescialla nell’opera Der Rosenkavalier) e apparendo alla madre come un fantasma accusatore che la incolpa in ogni istante dell'assassinio di Agamennone. Attraverso la descrizione della brutale condizione in cui versa la giovane, che si percepisce come il cadavere della Elettra di un tempo che ora non è più, Hofmannsthal offre uno spaccato della devastazione della psiche della protagonista distrutta dall’odio generato in lei dal male subito, un odio che, a sua volta, trasforma la vittima in carnefice, costituendo il vero dramma umano al centro dell’opera.



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